Ho un’ernia inguinale. Mi devo operare? E perché?

La terapia dell’ernia inguinale o crurale, cioè quelle che compaiono al di sopra od al di sotto del legamento inguinale, è solo una. La chirurgia!

 

Non esistono altre terapie che curino con efficacia questo difetto acquisito o congenito della nostra parete addominale.

 

In passato ci provarono gli svizzeri con la terapia sclerosante, praticando delle iniezioni nella parete addominale per aumentare la consistenza dei tessuti ed evitare la fuoriuscita dell’ernia. Ma questa tecnica dopo poco non fu più praticata per i pessimi risultati ottenuti. Generazioni di uomini hanno indossato “il cinto”, un marchingegno medioevale fatto di pesanti fibie pensate per cercare di contenere il sacco erniario all’interno dell’addome. Vita d’inferno, metodo palliativo, creazione di aderenze poi difficili da trattare e nessuna garanzia di evitare lo strozzamento dell’intestino.

 

L’ernia strozzata è la condizione da evitare per il rischio di occlusione intestinale: diventa un’urgenza chirurgica per cercare di salvare il tratto di intestino intrappolato. In tal caso bisogna resecarne un segmento e ricongiungere i due capi interrotti per ripristinare il transito. Il paziente subisce un intervento di chirurgia addominale maggiore con tutti i rischi connessi (sepsi, deiscenza dell’anastomosi, ecc.).

Ma allora perché aspettare? È vero, molti hanno sintomi lievi o nulla del tutto. Ma perché rischiare?

 

Posso eliminare il difetto della parete addominale eseguendo tecniche che prevedono la sovrapposizione dei tessuti dell’ospite (i cosidettii interventi di Bassini, di Shouldice, ecc…) ma danno più dolore e presentano un tasso di recidiva attorno al 10%. Mentre se utilizzo le protesi (reti di diversa forma e materiale, plug, ecc…) avrete meno dolore perché c’è molto meno tensione sulle fasce ed un tasso di recidiva inferiore al 1%.

Laparoscopia delle ernie? Solo in casi selezionati e plurirecidivi; vi devo ricoverare, anestesia generale, utilizzo di strumenti invasivi a rischio di emorragia e perforazione dei visceri ed alcuni giorni di degenza in ospedale.

 

Oggi l’intervento lo eseguo anche in regime di “office surgery”, cioè poche ore di ricovero, assistenza anestesiologica con sedazione profonda ed anestesia locale di lunga durata (massimo comfort per il paziente), utilizzo reti morbidissime parzialmente riassorbibili per ridurre al massimo la quantità di materiale sintetico della rete.

In alcuni casi la protesi può generare una sgradevole sensazione di corpo estraneo ed, addirittura, interferire con la sensibilità inguinale (conflitto rete/nervo).