Chirurgia robotica per il trattamento dei tumori del retto: necessità o eccesso?

Attualmente la chirurgia robotica rappresenta il punto più alto dell’applicazione della tecnologia nel campo della chirurgia.

 

Nata negli anni 2000 soprattutto per l’urologia, la chirurgia robotica ha trovato inizialmente un po’ di resistenza nella diffusione, soprattutto per la poca disponibilità dello strumentario, dovuto principalmente agli elevati costi di acquisto e di gestione delle apparecchiature.

 

I vantaggi dell’utilizzo di questa metodica vanno a magnificare gli ormai indiscussi vantaggi introdotti con la laparoscopia (minor trauma chirurgico e migliore ripresa postoperatoria per il paziente, magnificazione della visione intraoperatoria per il chirurgo), aggiungendo inoltre la possibilità di eseguire movimenti ancor più raffinati e precisi, soprattutto in ambienti anatomici particolarmente ristretti, come interventi eseguiti in sede pelvica.

 

In chirurgia generale, infatti, la più comune applicazione della chirurgia robotica è l’asportazione dei tumori del retto, soprattutto quelli localizzati al “retto basso”, cioè vicino alla sua parte più distale, l’ano.

Lo strumentario robotico, in particolare in questa sede, permette una migliore esposizione, visualizzazione e conseguente risparmio delle strutture vascolari e nervose che decorrono in quella regione, permettendo una migliore ripresa funzionale del paziente, e riducendo la percentuale di interventi altamente demolitivi e mutilanti (che costringono il paziente a utilizzare il cosiddetto “sacchetto” per scaricarsi) a parità di radicalità oncologica.

 

Sebbene l’attualmente ridotta disponibilità dei robot per chirurgia, l’alta specializzazione richiesta ai chirurghi e gli elevati costi di acquisto e gestione delle apparecchiature non hanno permesso una rapida diffusione della metodica, è senza dubbio importante il contributo che il robot ha già introdotto nella chirurgia, rappresentandone adesso la sua espressione più tecnologica ed avanzata: basti pensare che grazie a queste apparecchiature è persino possibile operare un paziente stando in un'altra stanza, in un altro paese o addirittura in un altro continente!

Forse non sarà mai una metodica che avrà una diffusione capillare in tutti i singoli centri ove si effettuano interventi chirurgici e rimarrà probabilmente appannaggio di pochi centri elettivi che concentrano pazienti con determinate patologie per offrire tutte le possibilità di cura possibili, ma sicuramente il futuro della chirurgia passa da qui.