Patologia emorroidaria, infezioni perianali e sinus pilonidale: principi per l’automedicazione

Quante volte, da medico, mi è capitato di vedere in ambulatorio pazienti che riferiscono: “fino a ieri avevo questo o quel disturbo, e proprio oggi che ho la visita con Lei, il problema è risolto e tutto è in perfetto ordine”.

 

Spesso molte patologie benigne e che non impongono un immediato accesso in Pronto Soccorso esordiscono lentamente, con prodromi leggeri che non impensieriscono il paziente sino a quando, improvvisamente, sbocciano nella loro fase acuta, evolvendo in poche ore da fastidio sopportabile a limite invalicabile per le normali attività della vita quotidiana.

 

E a quel punto, la visita con lo specialista prenotata qualche giorno prima, sembra d’improvviso lontanissima e impone al paziente che non vuole ricorrere ad accessi in pronto soccorso o guardia medica (in moti casi con attese lunghissime per ottenere poi comunque un rinvio alla valutazione specialistica differita) la necessità di prendersi cura per qualche giorno delle ferite, lesioni o tumefazioni, in attesa della visita.

 

Nel caso dell’ambito proctologico, le patologie che più frequentemente seguono questo decorso sono le emorroidi che vanno incontro a trombosi, gli ascessi perianali e il sinus pilonidale ascessualizzato.

 

In questi casi, infatti, in poche ore può formarsi una tumefazione dolente, che subisce un lento ma progressivo aumento dimensionale sino al suo apice evolutivo: la rottura spontanea con fuoriuscita di sangue coagulato (rosso molto scuro, denso, a “marmellata di mirtilli”) nel caso della trombosi emorroidaria oppure con la fuoriuscita di pus (materiale biancastro, denso, corpuscolato e maleodorante) nel caso degli ascessi.

 

Sicuramente importante per l’automedicazione, in questi casi, è la detersione: acqua tiepida, corrente ed abbondante, deve lavare a lungo la ferita, rimuovendo il materiale presente all’interno anche grazie all’azione meccanica del getto dell’acqua. Dopo un’abbondante detersione si può eseguire una delicata disinfezione: preparati a base di iodiopovidone (tintura di iodio, ad esempio), sono più delicati di quelli alcoolici, “bruciano” meno sulle ferite e sono meno aggressivi sui tessuti anche dell’acqua ossigenata. Infine la medicazione della ferita deve preferibilmente essere confezionata usando garze di tessuto, traspiranti e con un ottimo potere assorbente, evitando cerotti plastici o assorbenti sintetici che al contrario creano un ambiente umido e stagnante, poco adatto alla guarigione delle ferite e invece favorente la proliferazione batterica.